Editoriale – Pandemia: è ora d’indagare

Il 17 Novembre 2019, secondo quanto dichiarato dal governo cinese, sarebbe stato diagnosticato il primo caso di contagio del virus Covid-19. Il paziente sarebbe stato un 55enne residente nella provincia dell’Hubei.

Sembra così lontano quel tragico periodo vissuto dall’umanità intera e che al nostro Paese è costato migliaia di vittime.

Sembrano così distanti i tempi in cui «Tachipirina e vigile attesa» venivano raccomandati dal Ministero della Salute, mentre alcuni qualificati medici avevano dimostrato con accurati studi che «il paracetamolo (la Tachipirina) riduce le “scorte” di glutatione, un sostanza nmaturale che agisce come antiossidante, potendo così peggiorare l’infezione da Covid-19».

Il messinese dottor Salvatore Totaro, non esitò a denunciare che «ci sarebbero stati dei grandi uomini che avrebbero svolto delle autopsie “in segreto” permettendoci di scoprire cosa causava il virus, ossia le tanto citate trombosi. Le autopsie venivano fatte e i risultati erano pubblicati e raccontati online dai siti specializzati, come avvenuto in un articolo del 9 Aprile 2020 del magazine della Fondazione Umberto Veronesi».

In Italia, al 31 dicembre 2022, risultavano decedute a causa del Covid-19 184.918 persone raggiungendo il triste primato di maggiore letalità in rapporto alla popolazione residente. Di fatto l’eccesso di mortalità relativo è stato di 428 persone per 100 mila abitanti in Italia, 330 in Spagna, 309 in Germania, 300 nel Regno Unito e 236 in Francia.

C’è voluto il cambio di governo e nuove maggioranze alla Camera e al Senato per istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione dell’epidemia di Covid-19.

Aldilà delle posizioni espresse dalle diverse forze politiche presenti in Parlamento, occorre fare luce su quanto accaduto per rispetto ai famigliari delle vittime.

Milioni di persone sono state costrette ad osservare una serie di decreti legge che hanno tolto loro la libertà di movimento, il diritto di curarsi in autonomia e persino il lavoro.

Chi non si vaccinava con i sieri prescritti non poteva varcare la soglia dell’azienda in cui lavorava.

Una martellante propaganda pro vaccini, velocemente approntati da alcune grandi multinazionali del farmaco, ha convinto tante persone a sottoporsi a vaccinazione nella speranza di immunizzarsi.

Quanti politici, giornalisti, intellettuali, maestri di pensiero e, purtroppo, anche uomini di Chiesa si sono resi complici nel diffondere l’idea che solo il vaccino avrebbe protetto negando, nel contempo, l’esistenza di cure alternative!

Chi non ricorda la frase dell’allora presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, «non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire»?

Chi ha dimenticato l’imposizione delle vaccinazioni di Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea; di Justin Trudeau, primo ministro canadese; di Emmanuel

Macron, presidente della Repubblica francese; di Joe Biden, presidente degli Stati Uniti d’America?

Chi è ancora così ingenuo da non comprendere che quasi tutti i leader del mondo occidentale sono parte di quel Deep State che ha come obiettivo il reset del mondo? Solletica il progetto di concentrare il potere nelle mani di pochi e di ridurre drasticamente il genere umano per meglio controllarlo.

Complottisti e terrapiattisti sostengono che la pandemia non sia stato un incidente casuale. Con le informazioni acquisite nel tempo comincia a farsi largo l’opinione che forse non avessero del tutto torto. Ecco perché è corretto che la Commissione d’inchiesta proceda e tolga tanti dubbi che tuttora permangono.

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